Alcune riflessioni sulle “stigmate”

– LE STIGMATE –

Quando la Divinità si manifesta

Statua di mano con stigmate - Bratislava

Statua di mano con stigmate – Bratislava

 

 Desidero esprimere alcune mie idee su ciò che è emerso dalle mie riflessioni riguardo al fenomeno delle “stigmate” o di altri fenomeni detti ideoplastici.

Ultimamente ho letto parecchio a riguardo e, come spesso può succedere, si è innescato in me un meccanismo interiore che mi ha portato a conclusioni quanto meno personali sul tema e che cercherò di esporre più chiaramente possibile.

È mio intento proporre, al fine di stabilire una sorta di scambio di idee, ciò che è emerso da tali mie riflessioni senza peraltro pretendere di convincere alcuno di tali mie conclusioni.

Pertanto, molto umilmente e invocando l’aiuto del Padre di tutti noi, scrivo quanto segue.

Non ho niente da eccepire sulla distinzione che spesso si fa tra il fenomeno delle stigmate nei soggetti psicolabili o isterici e quelle invece come manifestazione di una Realtà ultraterrena. Infatti in molti casi, forse la maggior parte di essi, la suggestione gioca un ruolo fondamentale e può tradurre in pratica un’idea fissa (o simbolo archetipico).

Voglio dire che, al di là di un intervento soprannaturale che si manifesta in un soggetto, possono verificarsi fenomeni ideoplastici in genere, o stigmate più precisamente, in soggetti psicolabili in cui l’idea subconscia provoca gli effetti di un automatismo psicologico irresistibile a causa di grande debolezza psichica: l’idea è più forte e l’Io, al suo confronto, debole.

Certe dinamiche psicologiche, oltre a Pierre Janet, durante l’arco di oltre un secolo, hanno visto impegnati uomini di scienza come Despine, Charcot, Jung e molti altri i quali ci hanno lasciato un notevole patrimonio esperienziale scientifico.

Niente da eccepire su questi eminenti studiosi e ricercatori, forse però troppo inclini a dare definizioni affrettate a eventi così grandi e insoliti per loro, formati alla ferrea disciplina della scienza allora emergente: la Psichiatria.

Anche Cesare Lombroso si occupò di spiritismo ma, in un primo momento, e con molta sufficienza, definì certi fenomeni come manifestazioni isteriche in soggetti quanto meno caratteriali.

Conosciamo benissimo quanto questo eminente studioso di psichiatria e fisiognomica – allora “paese sconosciuto” molto più di adesso – fosse dedito all’evoluzione e al progresso delle scienze e per il loro progredire fosse disposto anche a pronunciarsi aspramente verso tutti quelli che lui riteneva essere “inciampi” di natura superstiziosa.

Tuttavia, ho avuto modo di constatare con quanta attenzione si sia poi dedicato al fenomeno “Spiritismo” con tutti i suoi risvolti nella fisica e nella psichiatria. Lombroso, infatti, dopo un lungo periodo in cui avversò apertamente lo Spiritismo, si avvicinò allo studio dei fenomeni medianici per amore di una Verità che, secondo lui, ogni scienziato serio deve soprattutto ricercare a costo di qualsiasi ripensamento e umiliazione.

A suo tempo ne scaturì un libro sui fenomeni ipnotici e spiritici, edito nel 1909. Si tratta di un’opera in cui l’autore tenta di affrontare in modo scientifico certe manifestazioni che allora andavano sotto la definizione di spiritiche ma che, in un certo determinato senso, risultavano essere affini a quelle ipnotiche. Sappiamo benissimo quanto, a cavallo del secolo, tali sperimentazioni sull’ ipnotismo fossero addirittura applicate alla cura di certe malattie nervose e mentali, tuttavia queste pratiche fascinose esercitavano un alone misterioso intorno a sedicenti terapeuti che spesso sapevano ben poco di ipnosi e di spiritismo, oppure, ancora peggio, confondevano le due cose.

Con questo non voglio sminuire il valore e la figura di Cesare Lombroso – anche perché a lui dobbiamo numerosi trattati sulla fisiognomica applicata alle degenerazioni psichiatriche e alla delinquenza – ma desidero esprimere il mio rammarico per come, anche nel passato, animati dal desiderio di rispondere a tutti i quesiti che la scienza man mano proponeva, si sia voluta dare una affrettata spiegazione di carattere scientifico in campi assolutamente sconosciuti. Ancora oggi siamo ben lontani dal raggiungimento di una Verità incontrastata.

Ma questo pare che stia accadendo anche oggi. Spesso, infatti, ho letto su riviste specializzate che il fenomeno delle stigmate rappresenta una tragedia, un dramma di una creatura che viene sommersa dalla volontà del suo Creatore.

Secondo alcuni studiosi, quando scende il Numen, la risposta dell’individuo, ipnotizzato – perché non è difeso da un Io refrattario e solido – non può che essere: “Sia fatto di me secondo la tua volontà e questo con tutto il suo corpo che obbedisce a quello che con l’anima sente”.

Sento di dovermi esprimere in merito non condividendo questa teoria. Si può definire, quindi, davvero una “TRAGEDIA” l’esperienza di un essere che, al di là di ogni condizione nevrotica o deviata dal suo normale comportamento umano, vive sulla sua pelle – con tutti i risvolti emozionali – una manifestazione straordinaria che può non avere né chiesto né tanto meno desiderato?

È di per sé un fatto straordinario, un fatto cioè, che non può essere considerato – come tutti gli altri straordinari – fenomeno usuale (o comune) spiegabile – quindi dimostrabile – con opportuni riferimenti scientifici.

Seppure la scienza sia in evoluzione (e in questo caso parlo sia di Psicopatologia che di Parapsicologia in cammino) non siamo ancora in grado di rispondere esaurientemente a certi fenomeni, quindi le affermazioni come “TRAGEDIA” perché vi è UN’IDEA più forte dell’Io cosciente” non si possono dare per scontate poiché non sono riproducibili o riconducibili a precise leggi scientifiche atte a dimostrare anche a livello sperimentale ciò che le ha determinate.

LA CAUSA SCATENANTE delle stigmate non è quindi, secondo me, dimostrabile – fino al momento attuale – con l’ausilio delle scienze conosciute, neanche se si tira in ballo l’automatismo psicologico di Janet.

Le supposizioni di quest’ultimo, alla fine dell’ ‘800 erano solo supposizioni basate, a parer mio, su una statistica di natura medica. Nei casi di isterismo, come avevo accennato all’inizio, si poteva constatare la somatizzazione (o inflazione, come viene definita in Psicologia) di una idea fissa.

Ciò può essere vero, può essere una parte della realtà, ma il resto della verità dove lo andiamo a cercare, se c’è?

Un NUMEN, che è l’Archetipo del Sacro, che sceglie e prende senza la totale volontà del soggetto commetterebbe l’errore di venir meno al libero arbitrio umano arrivando fino al punto di sommergerlo in una sua volontà annichilente. Desidero a questo punto esprimere brevemente il mio pensiero per ciò che riguarda il cosiddetto libero arbitrio.

Il concetto di libero arbitrio, che come definizione dobbiamo a S. Tommaso D’Aquino, è molto vago se concepito come pura e semplice libertà di azione dove azione significhi espressamente volontà con relativa realizzazione – attraverso un preciso comportamento – di un determinato fine; tuttavia, se si cerca di “sfondare” questo concetto forse troppo dibattuto nei secoli e oltrepassiamo le cortine di omertà individuale e ideologica derivanti da una opprimente teologia di scarto approdiamo a un più puro ed elevato concetto di “libertà” dove questa significhi un valicamento di certi limiti imposti e il raggiungimento di uno stato di completa realizzazione del proprio Essere attraverso azioni, eventi, fatti seppure apparentemente (ma attenzione: solo apparentemente!) involontari determinati da una Volontà Trascendente non del tutto scissa dalla propria. Una libertà che, legata a un disegno che prevarica la vita umana, ci rende autonomi in scelte i cui benefici non possono essere goduti appieno sul piano esistenziale umano, né, tanto meno, appieno comprese dalla nostra coscienza umana legata alle funzioni di una mente molto limitata.2

Quando Janet diceva che vi è un inconscio superficiale – cioè appena al di sotto del livello normale – forse non era tanto lontano dal concetto di Unità Assoluta dell’Essere con il Numen non del tutto inconscia.

Da questo posso affermare, sempre secondo le mie riflessioni, che chi viene “investito” da un evento della portata delle stigmate è già pronto per riceverle non perché sia pronto come Essere Umano comune nella normalità umana comune ma pronto secondo gli schemi dell’Assoluto a cui è unito e di cui io ed altri sosteniamo l’esistenza.

Forse S. Francesco d’Assisi era stato informato durante i suoi contatti con l’Altra Dimensione, che avrebbe ricevuto tali segni sul suo corpo ma ciò non significa che Egli già non sapesse inconsciamente ciò che gli sarebbe capitato indipendentemente da tali rivelazioni ultraterrene. Il suo essere “in tutto” unito al corpo di Cristo gli consentiva di poter ricevere un dono di tale portata. Il naufragio, o tragedia, non può esserci se è inteso come: “Sia fatto di me secondo la tua volontà” poiché, se così fosse, Dio – o il Numen – porterebbe all’annientamento dell’ “Essere volontariamente in Lui, con Lui e per Lui”. Se poi, per “sia la volontà tua” si intendesse semplicemente un atto di completa sudditanza nei confronti di un Nume-Sovrano che detta leggi inappellabili dalle quali non è possibile sciogliersi cadrebbe, comunque, l’idea dell’Essere liberamente e spontaneamente uniti all’Assoluto come espressione d’amore volontario e sublimato di una creatura umana per il suo Creatore. Anzi, a maggior ragione, ci sarebbe da chiedersi come tale espressione di amore sublimato possa giungere a manifestarsi in coloro che, non potendosi esimere, accettano passivamente (quindi senza comprendere e senza operare una scelta) un segno trascendente di tale portata. Se è il Numen a offrirsi e a manifestarsi attraverso una creatura umana SA che può essere compreso.

L’apporto delle stigmate si potrebbe definire più un apogeo, un culmine, una sublimazione ma mai un naufragio. Tale termine io lo nego in modo assoluto.

Ho detto che, se il Numen – o Archetipo – è un’idea fissa e l’idea è più forte dell’Io, la nevrosi (perché è una nevrosi) si converte in un processo di somatizzazione dell’idea (che è l’Archetipo del Sacro).

Questo è il caso in cui la “anormalità” può determinare il fenomeno delle stigmate o altra ideoplastia in genere.

Quindi, se non vi è idea fissa e non vi è, comunque, un fatto allucinatorio oppure – qui mi si consenta l’uso del termine – di transfert con l’idea Archetipo perché il soggetto è normale (ha un comportamento normale in quanto non si fa sottomettere, non soccombe, a una idea o a un Archetipo) il fenomeno ideoplastico può avere, sì, una origine soprannaturale, ma che implica una VOLONTA’ TRASCENDENTE quella prettamente umana.

Non posso accettare l’affermazione che talvolta si dà del fenomeno come: “Tragedia di una creatura che si trova senza difesa alcuna di fronte all’Archetipo”

Non vi è affatto un annichilimento dell’Essere di fronte all’immane potenza del Sacro Trascendente. Secondo molti, invece, avviene un annichilimento dovuto a un NON Io refrattario quindi: “Sia fatto di me secondo la tua volontà”. E il corpo obbedisce a ciò che l’Anima sente. Ciò rappresenterebbe la TRAGEDIA di portata shakespeariana dell’uomo indifeso di fronte al Santo Santissimo. Questo accadrebbe secondo molti studiosi del campo della ricerca psichica.

Secondo me, invece, qui, non si prende in serio esame la motivazione (escludiamo per favore da questo termine la stessa definizione che ne dà la psicologia ma consideriamola nel suo senso più comune cioè l’insieme delle cause scatenanti che determinano il desiderio di attualizzazione, o realizzazione, di un determinato fenomeno).

La motivazione, quindi, c’è, ma va ricercata non nell’evento – seppure sia di grande portata – in sé, bensì nelle cause scatenanti l’evento stesso. L’attenzione umana tende a focalizzarsi sul fatto straordianrio, sul fine, quindi, in cui in un essere si manifesta un evento che, esulando dalle umane conoscenze, può essere affrontato sia sul piano scientifico sia su quello religioso.

Ma, attenzione! Apro una breve parentesi. Scienza e Religione, Religione e Scienza. Ecco i due fronti su cui bisognerebbe lavorare, e lavorare sodo per l’acquisizione di certe VERITA’ inconfutabili che stanno alla base di una crescita interiore e profonda. Tali VERITA’ non sono affatto a portata di mano e, come ho detto, occorre lavorare parecchio per poterle raggiungere; inoltre, non è detto che noi, in questa nostra affannata e stressata generazione, riusciamo a raggiungerle. Tuttavia, da un buon lavoro svolto sui due fronti potrebbero scaturire scoperte e conquiste che servirebbero alle generazioni a venire e sulle quali potrebbero poggiare le fondamenta di un “nuovo e diverso esistere”.

È ormai giunto il momento in cui Positivisti e Spiritualisti cessino i loro inutili conflitti che non portano, comunque, da nessuna parte. È il momento in cui si faccia finalmente luce sulla verità laddove Verità significhi cammino all’insegna di una seria ricerca da svolgere nei due campi fondamentali dell’Esistenza: Scienza e Religione.

Alle volte, questi due diversi fronti sono così attenti a guardarsi l’un l’altro e pronti a cogliersi in fallo che finiscono con il perdere il senso autentico del loro stesso “credo”. Cattolici, Protestanti, Ebrei e molti altri praticanti le varie filosofie religiose, così autoritari nei confronti di coloro che potrebbero valicare i loro incerti confini, timorosi di perdere possesso – quindi credibilità – tra i loro proseliti vivono – o sopravvivono – nel buio delle loro menti chiuse al NUOVO, anche se il NUOVO non è altro che un VECCHIO rivisto alla luce di una nuova conoscenza.

È l’atteggiamento con cui ci si pone di fronte a un messaggio o a un evento che va modificato e non cercare di modificare il messaggio o l’evento stesso!

Alcune realtà religiose credono alla Sopravvivenza dello spirito e ammettono che il “contatto” possa stabilirsi, altri lo escludono aprioristicamente. Altre sono così prese dall’abbattimento – seppure per certi aspetti sia plausibile – di certi fenomeni popolari tipo la magia, la superstizione e i falsi medium che finiscono per abbattere tutto, anche la possibilità di profonda e autentica comunicazione con l’Aldilà, cosa che invece sui Vangeli è ampiamente dimostrata.

Ecco, tutto questo finisce per perderci, per allontanarci dal punto di partenza originale, cioè la ricerca della Verità.

Questo atteggiamento, con il passare dei secoli, ha abbuiato le menti facendole sprofondare nella melma dell’ipocrisia ma, per misericordia divina, fatti straordinari e insoliti, risvegli e conversioni spirituali paragonabili a quella di Paolo sulla via di Damasco, ci sono sempre state e ci saranno!

Del resto, sul Vangelo si parla di un tempo in cui, per opera dello Spirito Santo, uomini e donne avrebbero profetizzato e i vecchi avrebbero avuto visioni.

Dio continua, nel suo eterno disegno d’amore sull’Uomo, a inviare messaggi attraverso Medium [intesi anche come Profeti] che, di volta in volta, vengono scelti da Lui e sui quali distribuisce lo Spirito Santo.

Pertanto, tornando al discorso iniziale sulle stigmate, anche queste fanno parte di un disegno divino imperscrutabile e scisso da ogni raziocinio umano limitato e imperfetto.

Per dirla in altri termini si potrebbe affermare che la nostra coscienza “manifesta” è collegata a delle sole funzioni cerebrali mentre vi è un’altra coscienza “occulta” è collegata con il TUTTO attraverso un canale che solo pochi possono utilizzare.

Paradossalmente si potrebbe affermare che, tentando di intenderci su questo concetto, l’Essere umano – quindi incarnato – vive due realtà, o meglio, due esistenze distinte e al tempo stesso legate. Una affidata e dipendente alle funzioni di una massa cerebrale e che si potrebbe definire “coscienza mentale”. L’altra, invece, collegata all'”Oltre” e che si può definire “coscienza assoluta”. Di quest’ultima, però, se ne perde la piena consapevolezza dal momento che ci incarniamo per vivere la nostra esperienza umana. Entrambe queste due realtà, però, costituiscono il nostro percorso terreno.

Tale coscienza assoluta, tuttavia, continua per tutto l’arco della nostra vita materiale a inviarci impulsi, sensazioni e messaggi al fine di indurci a “progredire” in quel disegno magnifico di Dio che è la nostra evoluzione spirituale per un ritorno a LUI.

Tali impulsi sono, di volta in volta, le azioni che ci servono per il progredire.

Alla piena consapevolezza della Realtà Assoluta di cui siamo permeati non si può umanamente giungere e non è permesso all’Uomo lo scavalcamento completo di certe barriere che solo dopo l’evento morte si possono oltrepassare , tuttavia, al fine di venirci in aiuto, il Creatore consente molto raramente a qualche creatura umana di entrare in contatto, seppure parziale, con la Realtà Trascendente. Tali persone, rarissimi esempi della misericordia divina, sono i Santi, i Veggenti e, in certi casi, i Medium che, attraverso la loro intrinseca capacità di “vedere nell’Oltre”, ci offrono l’opportunità di riflettere sull’esistenza di un “Oltre questa vita” e maturare una fede in ciò che vive nel disegno dell’eternità e di cui facciamo parte.

Ciò avviene, come ho affermato, per espressa volontà del Supremo Artefice del Tutto a cui siamo uniti e di cui non possiamo fare a meno poiché è LUI la nostra origine e la nostra mèta.

Il TUTTO da cui veniamo e dove siamo diretti.

A tale scopo, Dio investe del suo Santo Spirito tali creature umane che chiama a un determinato compito, un compito che, per ognuno, può essere diverso. E può chiamare, anche, gli stigmatizzati ad essere così la prova inconfutabile della sua esistenza. I segni sul corpo di uno stigmatizzato – che furono quelli del martirio di Cristo – “ricordano” l’Amore di Dio per l’Uomo.

Quindi, da questo si può affermare in sintesi:

DIO — ASSOLUTO — AMORE — FUSIONE  risplende nella primordiale scintilla del suo stesso essere nell’Uomo e si manifesta inviando il suo Santo Spirito attraverso coloro che, nella completa fusione con Lui, vengono investiti da ruoli diversi e del tutto peculiari, decisi dal suo Supremo Essere.

Posso quindi concludere dicendo che la manifestazione attraverso i segni del tutto straordinari come le stigmate sul corpo di certi prescelti non è altro che una risposta volontaria e completa, sul piano trascendente, – anche se non del tutto cosciente a livello mentale – alla chiamata divina.

Se Dio sceglie – e Dio non sta sul piano della razionalità umana ma la trascende – è perché i prescelti sono quelli GIUSTI e SENZIENTI.

 

[Riflessione di Elisabetta Piccini con l’aiuto della sua Guida]