Di Elisabetta Piccini

 

Tutto quello che esporrò è il frutto di ricerche e riflessioni che ho svolto nel corso degli anni, specialmente da quando sono stata testimone diretta di un contatto spontaneo e salvifico con l’Aldilà. Non ho la pretesa di voler insegnare niente a nessuno ma è mio desiderio che queste esperienze personali possano essere lo spunto per una riflessione riguardo a certe tematiche. Prenderò in esame il Vangelo e tutto il Nuovo Testamento non per darne una mia soggettiva interpretazione bensì per rintracciare in Esso lo spunto per una riflessione alla luce di eventi inspiegabili con la scienza ufficiale. Bene, fatto questo breve e doveroso preambolo entro nel vivo del discorso. Io sostengo che l’Aldilà sia una dimensione invisibile entro la quale si prosegue la nostra esistenza dopo l’evento-morte e che coincida con il Regno dei Cieli annunciato da Gesù Cristo. Le vie dello spirito sono silenziose ma non mute.
Quante volte si dice “mi son sentito che…”, oppure “me lo sentivo!”. Facendo certe affermazioni implicitamente confermiamo l’esistenza di un mondo informativo invisibile che esula dal razionale. E c’è chi ha sviluppato questo ulteriore senso ed è in grado di colloquiare con Esseri di un’altra dimensione. Naturalmente chiarisco subito che non mi riferisco alle “voci dentro” che sentono gli schizofrenici o altri malati di mente (Per questo vi rimando alla lettura dell’articolo del dott. Felice Masi dal titolo “Medianità e schizofrenia” sul presente sito alla voce “Medianità”). Non mi riferisco neanche ai molti casi di telepatia cioè trasmissione del pensiero fra esseri umani.
Mi riferisco a sensazioni, percezioni o altra forma di dialogo che emerge dalle profondità dello spirito e giunge alle sponde della nostra coscienza. Tali percezioni avvengono in modi del tutto diversi e particolari da persona a persona.
Oggi vediamo un gran fiorire di medium, sensitivi, molti che dicono di vedere o udire o essere partecipi di fenomeni straordinari ma il mio invito è alla prudenza. Addirittura si organizzano corsi per diventare medium! Credere, certamente, è importante, la Fede è importante ma la si raggiunge con fatica e, spesso, dopo grandi sofferenze. L’esperienza mi insegna di non credere con faciloneria. Comunicare con l’Altra Dimensione non è come telefonare o chiamare qualcuno dalla finestra.
E’ entrare in un altro ordine di idee, è entrare in un mondo a noi quasi del tutto sconosciuto. Ma che cos’è l’Aldilà e che cosa si intende per Aldilà? Secondo me la sola idea dell’Aldilà ce l’ha data Gesù durante il suo passaggio sulla Terra. Dal suo messaggio scaturisce l’idea di questa dimensione che Lui chiamava Regno dei Cieli. Attraverso le sue parole che ci vengono tramandate dal Nuovo Testamento possiamo intendere ciò che voleva dire con Aldilà. Secondo il suo insegnamento che ha impartito attraverso miracoli e parabole possiamo comprendere qualcosa riguardo alla nostra esistenza che è molto di più di un mucchietto di ossa e di anni. La nostra esistenza quando è veramente iniziata? Se già esistevamo nel pensiero del Creatore che non ha mai avuto inizio come possiamo finire? Può finire ciò che non ha mai avuto inizio? No.
Il Regno dei Cieli non è solo qualcosa che raggiungeremo oltre la morte ma vi è già la possibilità da questa vita il poterne percepire gli effetti. Ma come? Facendo silenzio e imparando ad ascoltare ciò che ci viene da dentro, cioè da quella scintilla che esisteva già prima ancora che il nostro corpo prendesse forma nel ventre di nostra madre. Quella scintilla che ha “spinto” il programma genetico a costruire il nostro corpo. E una volta che il corpo non serve più e chiude il suo programma biologico? Bene, allora la scintilla primordiale torna ai suoi luoghi eterni se così vogliamo definirli, ma vi torna perfettamente consapevole di ciò che è. Riacquisisce la consapevolezza piena del suo esistere.
Quindi non siamo solo pura energia ma esseri senzienti. Affrontare la ricerca nel campo dell’Aldilà è tuttavia pericoloso se non si procede prima a una attenta igiene morale. Occorre chiedersi “perché desidero conoscere l’Aldilà?”, “perché desidero parlare con qualcuno nell’Aldilà?”. Dico questo perché la maggior parte delle persone ricercano in questo campo dopo la dipartita di una persona molto cara. In questo non ci sarebbe niente di male ma occorre state molto attenti. Ho conosciuto persone che hanno sempre e soltanto cercato il contatto con una sola persona nell’Aldilà disinteressandosi totalmente dagli insegnamenti spirituali che poteva ricavare dal contatto e soffermandosi solo sulla parolina o il messaggino ricevuto da quella determinata persona.
Oltretutto, il più delle volte, si tende a cadere in un crudele autoinganno. Cercare un contatto con l’Aldilà è una cosa assai difficile che richiede tanta umiltà, tanta fede e soprattutto tanta pazienza. L’Aldilà è una dimensione invisibile che non conosciamo, pertanto va trattata con estrema discrezione. Ma ci sono, per fortuna, anche persone serie che desiderano proseguire questo cammino nel modo giusto e opportuno e attraverso di loro dall’Altra Dimensione ci giungono messaggi incoraggianti che ci invitano a vedere le cose in un’altra prospettiva che tuttavia tendiamo a non voler vedere, spesso perché preferiamo chiuderci nel nostro smisurato e annichilente dolore.
Jean Guitton ha affermato: “Credetemi, chi ha creduto all’Amore, anche se avesse sbagliato, non avrà mai sbagliato”. SI TRATTA DI QUELL’AMORE CHE LA MORTE NON PUO’ UCCIDERE. La formula dell’Amore non sbaglia ed è quello smisurato Amore che proviene dall’Altra Dimensione che compie il miracolo nelle persone che hanno subito una atroce perdita e che cercano di darsi una risposta a quei mille perché, specie quando la perdita è relativa a quella di un figlio che va contro ogni logica accettazione. A questo punto desidero dire due parole sulla morte, ma se parlo di morte non posso non parlare della vita. Noi abbiamo imparato a considerare la morte come un fatto già deciso pur non sapendo che cosa sia veramente. Abbiamo elaborato un’idea della morte che non corrisponde alla realtà.
Oggi non ci meravigliamo più quando pensiamo alla nostra Terra rotonda che ruota alla velocità di un jet supersonico, eppure, ai tempi di Tolomeo tutti erano convinti che fosse piatta e immobile e al centro dell’Universo!! Quante cose ci ha spiegato il progresso della scienza che fino a pochi secoli fa pareva blasfemo il solo pensarle! L’idea che abbiamo elaborato della morte, pertanto, non è andata, secondo me, di pari passo con il progresso scientifico come, invece, avrebbe dovuto. Forse perché si è sempre pensato che la morte fosse una “fine” totale e inevitabile da una parte, oppure un proseguimento in un Aldilà con cui fosse proibito comunicare dall’altra, tuttavia la continua contrapposizione che ha sempre aleggiato tra Scienza e Religione ha impedito un vero progresso in questo senso.
Non è, quindi, paradossale affermare che la morte non è un fatto già deciso poiché non sappiamo esattamente che cosa sia. Certo, la fine del corpo c’è, è indubbia, ma chi può escludere che al di là della morte di un corpo tipo-massa vi sia una sopravvivenza di un corpo tipo-luce? Come sostiene l’epistemologo Padre Ulderico Pasquale Magni dalla scienza ci viene la seguente affermazione: una massa può sciogliersi a livello molecolare, poi a livello atomico, poi a livelli corpuscolari, poi a livelli sub-nucleari, poi a livello di quark, quindi in struttura energia e energia raggiante. Quindi la massa è distruttibile e la morte è un fatto reale poiché il corpo è distruttibile. Il corpo tipo-luce, invece, determinato dalla disgregazione della massa e fatto di onde può essere distruttibile?
Un’onda non si può distruggere, bensì modulare infinite volte. Comunque, nonostante queste spiegazioni consolanti che ci vengono da una scienza di frontiera accettare con serenità la morte è difficile, estremamente difficile, ma non impossibile. Qualcun altro mi può dire: “ma la morte è certo che vada accettata! Per forza! Nessuno può sfuggirle!”. Ecco, questa è una chiave di lettura negativa della morte. In noi esiste la paura di morire, in tutti noi. Persino Gesù ebbe paura come uomo.
Disse: Padre, se possibile, allontana da me questo calice… ma sia fatta comunque la tua volontà. Gesù si rimette al Padre che è nei Cieli e chiede aiuto. Anche Lui, Dio fattosi uomo fino all’ultima cellula, teme la morte come tutti gli altri esseri umani e questo ci deve far riflettere. Se Lui ha avuto questo timore di ciò che lo attendeva (e che morte!) – perché Lui conosceva e aveva sempre saputo, fin dall’inizio della sua missione terrena che cosa avrebbe dovuto subire – a maggior ragione possiamo noi avere paura di questo evento che ci spoglia di questa veste materiale che è tanto importante per noi.
Noi comunichiamo con il corpo e sempre più ci immergiamo in una realtà espressamente materiale molto lontana dai valori spirituali che invece dovrebbero distinguere l’Uomo dal resto del Creato. Il corpo è necessario, ha le sue funzioni, ma non è il solo ed esclusivo veicolo che ci consente di vivere poiché che cosa vuol dire vivere? Vivere non è solo mangiare, bere, dormire. Quanti di noi sentono un quotidiano bisogno di riscoprire gli autentici valori del proprio esistere e cercano di dare un senso più vero, autentico, profondo della propria esperienza esistenziale? Quanti sono disposti a svincolarsi almeno un po’ dallo stress snervante di un quotidiano opprimente per concedersi qualcosa di veramente creativo? Oggi siamo afflitti dai mass media e ne subiamo inesorabilmente i suoi nefasti effetti.
Vivere è nutrire l’Anima, è comunicare i propri stati d’animo, tristi o allegri, è soffrire o gioire, è amare, è cogliere l’attimo che può dare corpo alla vita. Vivere è mille altre cose. Eppure noi soffriamo, e come soffriamo quando qualcuno dei nostri se ne va, sia dopo una lunga agonia, sia all’improvviso e spesso non ci diamo pace fino al punto, speso di subirne un danno noi stessi. Ci sono dei casi in cui, a causa di un grande dolore, qualcuno è impazzito o addirittura deceduto perché il cuore non ha retto. Ma ecco che qualcuno, duemila anni fa, è venuto per indicarci una via, ci ha dato quella chiave interpretativa diversa. La morte non è totale, non è la fine inesorabile di tutto il nostro esistere, è solo parziale e delle cellule.
È come il chicco di grano che nella terra muore e dà la spiga, quindi è solo la massa che, disgregandosi, produce energia raggiante In questo, noi che parliamo nella Sopravvivenza, crediamo. Vuol dire rinascere a una nuova vita dove finalmente non vi sarà più la morte. Qui può nascere la domanda se sia giusto o meno comunicare con l’Altra Dimensione. Facciamo subito una distinzione fra ciò che è “provocato” da ciò che è “spontaneo”, e questo concetto è descritto ampiamente da un teologo francese, Jean Prieur, che di recente ha scritto un libro “La notte diventa luce”. Tra la Realtà materiale, cioè quella del corpo o della nostra esistenza corporale, e la Realtà soprannaturale esiste una Comunione, quella che la chiesa cattolica chiama Comunione dei Santi facendo una suddivisione fra Chiesa militante, purgante e trionfante.
La militante siamo noi, la purgante si riferisce alle anime che attendono di evolversi e la trionfante quella dei giusti che beneficiano della Luce divina. Quale mezzo di comunicazione esiste fra questi tre mondi? Vi è un mezzo (medium) ed è Gesù Cristo, il Logos, Dio, che si è fatto uomo per mediare tutta la realtà materiale e tutta la realtà spirituale. Le Sacre Scritture, quindi non solo il Nuovo Testamento con i Vangeli, ci parlano di contatti medianici tra Dio e i Profeti, uomini scelti da Dio e che spesso non avevano neanche la cultura sufficiente per trascrivere ciò che gli veniva suggerito o ispirato. La Bibbia si può definire una raccolta di messaggi ricevuti per via medianica. Certo, queste persone avevano della capacità insolite non definibili in maniera scientifica. Oggi diremmo che sono persone dotate di capacità paranormali e di questi fenomeni se ne occuperebbe la parapsicologia che è una scienza in evoluzione non ancora in grado di dare una riposta a tutto ciò che esula dall’ordinario. Isaia e Geremia dicono: “Non io dico, non io parlo, ma è Dio che mi ispira…”
Loro non hanno chiesto di vedere o udire cose trascendenti, si sono quasi trovate a farlo senza essere stati mossi da un desiderio. E questo accade anche ai medium autentici. Qui mi si potrebbe chiedere come si faccia a distinguere i veri dai falsi medium. Ebbene, posso affermare che l’albero si vede dai frutti, inoltre chi ha veri doni non specula. Gesù non ha scritto direttamente i Vangeli che invece ci sono stati tramandati dai suoi apostoli. Tuttavia conosceva molto bene le Scritture dal momento che si intratteneva spesso al Tempio con i dottori della legge, a discutere su di esse. Ma la testimonianza di chi lo ha visto e anche di chi, come Paolo di Tarso, lo ha conosciuto in tutta la sua gloria di risorto, può esserci sufficiente a darci delle risposte. Quelle risposte che ci giungono dal Nuovo testamento.
Dobbiamo prenderne in considerazione, quindi, alcuni brani che ci danno una chiave di lettura molto importante per ciò che concerne la Sopravvivenza dello spirito dopo la morte fisica. Soprattutto per poter affermare che anche il Vangelo parla di Sopravvivenza, quindi di Aldilà e di medianità. Leggiamo adesso un brano tratto dal Vangelo secondo Giovanni in cui si descrive l’episodio di Gesù condotto davanti a Pilato. “Poi Pilato rientrò nel palazzo, chiamò Gesù e gli chiese: – Sei tu, il re dei Giudei? Gesù rispose: – Hai pensato tu questa domanda, o qualcuno ti ha detto questo di me? Pilato rispose: – Non sono ebreo, io. Il tuo popolo e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me: che cos’hai fatto? Gesù rispose: – Il mio regno non appartiene a questo mondo. Se il mio regno appartenesse a questo mondo, i miei servi avrebbero combattuto per non farmi arrestare dalle autorità ebraiche. Ma il mio regno non appartiene a questo mondo.
Pilato gli disse di nuovo: – Insomma, sei un re, tu? Gesù rispose: – Tu dici che io sono re. Io sono nato e venuto nel mondo per esser un testimone della verità. Chi appartiene alla verità ascolta la mia voce”. [Gv. 18. 33-37] Il mio Regno non è di questo mondo, e allora di quale mondo si parla? Se non si prendesse in considerazione un’altra vita oltre questa cadrebbero molti concetti morali riportati dai Vangeli. Quindi diamo lettura di un altro brano tratto dal Vangelo di Giovanni. “Gesù disse ancora ai suoi discepoli: “Non siate tristi; abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio c’è molto posto. Altrimenti ve lo avrei detto. Io vado a prepararvi un posto. E se vado e ve lo preparo , tornerò e vi prenderò con me. Così anche voi sarete dove io sono. Voi sapete dove io vado e sapete anche la strada”. [Gv. 14. 1-4]
Qui si parla di una casa del Padre in cui c’è molto posto, un posto per tutti. Quindi una casa che non è visibile agli occhi umani. Ma per questo possiamo escludere che ci sia? Quante cose i nostri occhi non vedono? La nostra vista è limitata. Vediamo fino a un certo punto. Non vediamo le cose piccolissime come le cellule oppure non vediamo che cosa c’è oltre una parete, ecc. Se accendiamo, per esempio, un transistor o una televisione, questi ci trasmettono suoni e immagini provenienti da una emittente anche molto distante, quindi significa che certe “onde”, pur essendo invisibili, esistono e attraversano lo spazio a noi circostante. Gesù afferma – in un altro momento del Vangelo di Luca – che il suo regno non è poi così lontano.
Leggiamo il breve brano tratto da Luca. “Alcuni farisei rivolsero a Gesù questa domanda: – Quando verrà il regno di Dio? Gesù rispose: – Il regno di Dio non viene in modo spettacolare. Nessuno potrà dire: “Eccolo là”, perché il regno di Dio è già in mezzo a voi”. [Lc. 17. 20-21] Il Regno dei Cieli è già fra noi. Quindi ci avvolge, ci permea, pur essendo invisibile. Certi medium, infatti, sono in grado di vedere Entità spirituali vicino alle persone. Nella seconda lettera ai Corinzi (Nuovo Testamento) Paolo parla di una casa che abbiamo nel Cielo: “Noi dunque non ci scoraggiamo. Anche se materialmente camminiamo verso la morte, interiormente, invece, Dio ci dà una vita che si rinnova di giorno in giorno.
La nostra attuale sofferenza è poca cosa e ci prepara una vita gloriosa che non ha l’uguale. E noi concentriamo la nostra attenzione non su quel che vediamo ma su ciò che non vediamo: infatti, quel che vediamo dura soltanto per breve tempo, mentre ciò che non vediamo dura per sempre. Noi sappiamo infatti che la tenda nella quale abitiamo, cioè il nostro corpo terreno, viene distrutta. Sappiamo però di avere in cielo un’altra abitazione costruita da Dio, che dura per sempre”. [2 Cor. 4. 16-18; 5.1]
Adesso desidero proporre un altro brano tratto dal Vangelo secondo Matteo in cui accade un episodio molto particolare e importante. “Sei giorni dopo, Gesù prese con sé tre discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni fratello di Giacomo, e li condusse su un alto monte, in un luogo solitario. Là, di fronte a loro, Gesù cambiò aspetto: il suo volto si fece splendente come il sole e i suoi abiti diventarono bianchissimi, come di luce. Poi i discepoli videro anche Mosè e il profeta Elia: essi stavano accanto a Gesù e parlavano con lui. Allora Pietro disse a Gesù: “Signore, è bello per noi stare qui. Se vuoi, preparerò tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia”. [Mt. 17. 1-4] Ecco, qui Gesù si trasfigura, diventa luminoso della stessa luce che molti dicono di vedere nei casi di crisi della morte o NDE. La stessa luce – forse – che può essere il roveto ardente che vide Mosè, tanto che ne rimase l’impronta sul suo volto, oppure la luce di Paolo che sulla via di Damasco ne rimase folgorato fino al punto di perdere l’uso temporaneo della vista.
Torniamo ai tempi nostri. Lessi tempo fa su una rivista specializzata della De Agostini un articolo che trattava di NDE (Near dead experience), cioè esperienze di coloro che per poco tempo sono state in punto di morte. Pur affermando che il tunnel di luce possa essere determinato da una diminuzione del flusso di ossigeno al cervello, l’articolo non esclude la possibilità che tali visioni paradisiache possano essere provocate da qualcosa di reale soprattutto perché si tratta di esperienze molto comuni e visioni identiche per molti soggetti in NDE.
Inoltre, dopo queste esperienze nei soggetti spesso scompare la paura della morte o comunque viene ridimensionata sensibilmente e questi danno un valore diverso alla propria esistenza o acquistano facoltà medianiche. Ma la lettura del brano di Matteo ci annuncia un’altra grandiosa verità. Sì, è vero, c’è la luce, ma c’è anche dell’altro. Si è detto, infatti, che durante questa trasfigurazione di Gesù appaiono Mosè ed Elia. Forse qualcuno non avrà riflettuto a fondo su questo episodio, forse perché a Gesù tutto ciò che è straordinario è concesso, ma, come ho affermato prima Gesù è il mediatore, la porta che ci fa accedere al Regno dei Cieli, il medium attraverso il quale appaiono due Entità spirituali: Mosè ed Elia, due profeti che, in quel preciso momento storico, risultavano deceduti da secoli. E Gesù è il mediatore, deve essere il mediatore per eccellenza attraverso cui noi cerchiamo il contatto con l’Altra Dimensione.
Nessuno va al Padre se non attraverso di me, afferma con sicurezza il Cristo. Significa che attraverso di Lui lo si può fare. Il contatto con l’Aldilà è possibile anche secondo il Nuovo Testamento. Infatti, dopo la discesa dello Spirito santo che fa fare cose prodigiose agli apostoli – per esempio la xenoglossia: parlare lingue diverse – tanto che qualcuno pensa siano ubriachi, Pietro parla e dice quanto segue: “Questi uomini non sono affatto ubriachi, come voi pensate, – tra l’altro è presto: sono solo le nove del mattino. – Si realizza invece quello che Dio aveva annunziato per mezzo del profeta Gioele: Ecco – dice Dio – ciò che accadrà negli ultimi giorni: manderò il mio Spirito su tutti gli uomini: i vostri figli e le vostre figlie saranno profeti, i vostri giovani avranno visioni, i vostri anziani avranno sogni. Su tutti quelli che mi servono, uomini e donne, in quei giorni io manderò il mio Spirito ed essi parleranno come profeti”. [Atti 2. 15-18] Si annunciano prodigi attraverso lo Spirito Santo che inviato da Dio su persone particolari scelte da Lui fa avere visioni, essere profeta, guarire gli ammalati, ecc.
Sono gli autentici medium che devono operare per Fede e quindi per Amore. L’apostolo Paolo dice ancora nella prima lettera ai Corinzi parlando dei doni dello Spirito Santo: “In ciascuno, lo Spirito si manifesta in modo diverso, ma sempre per il bene comune. Uno riceve dallo Spirito la capacità di esprimersi con saggezza, un altro quello di parlare con sapienza. Lo stesso Spirito a uno dà la fede, a un altro il potere di guarire i malati. Lo Spirito concede a uno la possibilità di fare miracoli, e a un altro il dono di essere profeta. A questi dà la capacità di distinguere i falsi spiriti dal verso Spirito, a quello il dono di esprimersi in lingue sconosciute, e a quell’altro ancora il dono di spiegare tali lingue. Tutti questi doni vengono dall’unico e medesimo Spirito. Egli li distribuisce a ognuno, come vuole”. [1 Cor. 12. 7-11]
Dio sceglie chi vuole secondo il suo giudizio che, umanamente soltanto, non siamo in grado di comprendere! A mio modesto parere vi sono dei brani che sono di una chiarezza estrema. Sempre l’apostolo Paolo dichiara, infatti: “Si seppellisce un corpo materiale, ma risusciterà un corpo animato dallo Spirito. se vi è un corpo materiale, vi è anche un corpo animato dallo Spirito. Ma non viene prima ciò che è spirituale, prima viene ciò che è materiale. Quel che è spirituale viene dopo. Finché siamo su questa terra, siamo simili ad Adamo, fatto con la terra. Quando invece apparterremo al cielo, saremo simili a cristo, che viene dal cielo. Come siamo simili all’uomo tratto dalla terra, così allora saremo simili a colui che è venuto dal cielo. Ecco, fratelli, quel che voglio dire dire: il nostro corpo fatto di carne e di sangue non può far parte del regno di Dio, e quel che muore non può partecipare all’immortalità”. [1 Cor. 15. 44, 46, 48-50]
Alla luce di quanto sta scritto nei Vangeli e nelle Sacre Scritture in genere, ho parlato, molto sinteticamente, di sopravvivenza dello spirito dopo la morte in quel Regno dei Cieli annunciato da Gesù. Ho parlato anche di possibilità di comunicazione tra la realtà materiale e la realtà trascendente attraverso dei doni offerti da Dio che determinano particolari capacità soprannaturali. Questa comunicazione può avvenire poiché, secondo me e molti altri, è espressamente dichiarata nelle Scritture. Ancora Paolo nella seconda lettera ai Corinzi dichiara di avere avuto delle visioni e rivelazioni dal Signore e aggiunge anche altro. “Non è bello vantarsi, eppure devo farlo. Perciò vi parlerò delle visioni e delle rivelazioni che il Signore mi ha concesse. Conosco un credente che quattordici anni or sono fu portato fino al terzo cielo. (Io non so se egli vi fu portato fisicamente o solamente in ispirito: Dio solo lo sa). So che quell’uomo fu portato sino in paradiso. (Se lo fu fisicamente o solamente in ispirito – lo ripeto – io non lo so: Dio solo lo sa). Lassù udì parole sublimi che per un uomo è impossibile ripetere”. [2 Cor. 12. 1-4]
Quali erano le visioni di questa persona e quale era lo stato modificato di coscienza che gli consentiva di entrare in contatto? Paolo parla di qualcuno che fu portato fino al terzo cielo, o in spirito o fisicamente, quindi afferma una netta separazione tra le due cose. Inoltre, forse, quel soggetto aveva fatto un viaggio OOBE (Out of the body experience), cioè una esperienza fuori dal corpo, oppure aveva avuto una trance o un’estasi? Alle volte si prendono queste letture come semplici storie o testimonianze di un tempo ormai troppo lontano da noi e non ci soffermiamo a riflettere. Ma desidero esprimere anche un altro pensiero che deriva da una attenta riflessione delle Sacre Scritture alla luce, però, della mia fede non solo in Dio ma nell’Altra Dimensione e nella possibilità di comunicazione con essa. Leggendo alcune biografie di santi, come quella di S. Francesco, S. Teresa del Bambin Gesù, San Giovanni da Copertino, e ancora S. Giovanna d’Arco e molti altri, ho ravvisato delle analogie con quanto annunciato dai testi evangelici e neotestamentari. Giovanna d’Arco diceva di udire le voci e che l’arcangelo Michele la chiamava a compiere cose che per lei, umile pastorella francese del XV secolo, parevano assurde. Eppure qualcosa deve esserle veramente capitato perché riuscì persino a riportare un re al suo legittimo trono. San Giovanni da Copertino faceva voli estatici, Santa Teresa del Bambin Gesù andava in estasi in cui aveva visioni. San Francesco d’Assisi vedeva e parlava con il Signore, la Vergine e gli angeli del Cielo. Una volta a La Verna frate Leone lo vide, nonostante il divieto del santo, mentre parlava rivolgendosi a queste visioni (che però Leone non vedeva) e ne rimase impressionato.
Francesco cercava in tutti i modi di non farsi vedere durante questi contatti soprannaturali per non suscitare curiosità o farsi giudicare matto. Ho trovato un libro di recente la cui autrice è Emilia Foti, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Mila. Ebbene, questa signora oltre mezzo secolo fa ha scritto un libro e lo ha intitolato “Strumenti del Signore”. L’opera affronta proprio questo discorso sulla santità come medianità tra la Realtà Umana e quella Divina. Si legge infatti nella prefazione a proposito dei Santi: “Tali, messaggeri di luce, partecipi del canto celeste, dispensatori di sostanziale alimento, onde la fraterna tristezza oda e veda, e aumentata di fede, spezzando i carnali legami, tenti la sua resurrezione in fiamma di mistica gioia, tali sono i santi: e perciò li chiameremo in questo libro “medium”, mezzi; cioè strumenti di comunicazione fra la forza redentrice e l’oscurità sofferente, fra l’amore dell’eterno e l’ansietà dell’effimero, fra l’infinito e il tempo, fra la smarrita richiesta di soccorso e l’abbraccio che tutto raccoglie.
È tempo che “santità”, “medianità”, parole di egual senso e valore, non più ravvolte da inaccessibili meraviglie e divieti, siano aperte al cuore e alla mente degli uomini”. Non scoraggiamoci quindi ma perseguiamo sempre con rafforzata fiducia il nostro fine. Facciamo più silenzio intorno e dentro di noi e proviamo ad ascoltarlo perché, in fondo, questo Aldilà non è poi così lontano da noi.