Bibbia e Ragione 

Nella lettura della Bibbia sono da tenere due concetti correlati ma ben distinti.Il concetto di dettato e il concetto di ispirazione.Col primo si intende il valore globale dell’espressione. Col secondo si intende l’essenza del messaggio che attraverso formule umane vuol giungere alla mente e al cuore dell’Uomo.Confondere i due termini ovvero identificarli significa attribuire alla Bibbia ciò che l’ispirazione non intende dire in quanto il discorso si differisce al quadro di conoscenze terrene ed umane variabili nel tempo.Ad esempio i due discepoli di Emmaus delusi dopo la vicenda del Golgota non avevano capito la distinzione tra il messaggio ispirato né il linguaggio articolato.Gesù li definisce tardi di mente e di cuore portandoli direttamente a individuare il centro del discorso nella profezia del Cristo Redentore. Essendosi perduti dal corso diretto del fiume nei boschi che crescono intorno, di qui la necessità di individuare il corso del fiume senza perdersi nei meandri del bosco.Ad esempio, l’utilizzo che Gesù ha dato alla distinzione tra il bene e il male, indirizzo condotto fino a quel tipo di infinito che in matematica si definisce “asintoto”. Il bene che va all’infinito confluisce sempre nel suo Autore, Dio, Principio di bene assoluto. Il male, sempre nel linguaggio binario, viene proiettato idealmente verso l’infinito.Infinito che non può essere male per definizione. Il problema, pertanto, passa dall’ordine logico all’ordine pedagogico. I due ordini non possono essere assolutamente confusi senza cadere nelle anomalie di una eternità che è solo nel futuro, del castigo di un atto compiuto nel tempo che passa all’infinito.

Il Vangelo vuol essere rispettato nel suo linguaggio e soprattutto nel suo messaggio. Chi ne abusa cade nell’errore ed è suscettibile di castigo.

Padre Ulderico Pasquale Magni