Di Elisabetta Piccini

Non si può parlare di Allan Kardec se prima non se ne descrive un breve profilo biografico e non si può parlare di lui senza fare a meno di pensare a un tema quanto mai controverso e frutto di vili speculazioni: lo Spiritismo.
Ma che cos’è veramente lo Spiritismo? Desidero parlarne cercando di ripulire questo termine da una incrostazione secolare che ne ha distorto completamente il suo senso originario. Allan Kardec, a buona ragione, si può considerare il padre spirituale dello Spiritismo, il suo fondatore e fu un francese del XIX secolo, colto e razionale, insegnante per vocazione e attento osservatore dalla mente limpida, nemica dichiarata della superstizione.
Il suo vero nome fu Hippolyte Léon Denizard Rivail e nacque a Lione nel 1804. Solo verso la mezza età avrebbe adottato lo pseudonimo di Allan Kardec e vedremo in seguito il perché. Figlio di un avvocato, a dieci anni fu mandato in Svizzera, a Yverdon, presso l’Istituto fondato e diretto dal pedagogista Pestalozzi e qui ricevette una educazione che avrebbe influenzato le sue scelte successive. Infatti, al suo rientro a Parigi, orientò i suoi studi verso l’insegnamento basato sui metodi pestalozziani. Anna Blackwell, una delle più note biografe di Allan Kardec che tradusse alcune sue opere in inglese, lo descrisse come “uomo energico e perseverante, dotato di scarsa immaginazione, tanto da sembrare quasi insensibile. Incredulo per natura ed educazione, ragiona con precisione e logica”.
La Blackwell riteneva che, a causa del suo temperamento fermo e deciso, Kardec fosse più tedesco che francese. Nei suoi 65 anni di vita lo studioso scrisse diverse opere che si possono suddividere in due parti ben distinte. Nei primi anni della sua attività di pedagogo, cioè dal 1828 fino al 1848 circa, si dedicò all’insegnamento per cui emersero opere di grammatica, aritmetica e trattati di didattica, poi, dal 1854, Kardec cambiò radicalmente orientamento di studi e il suo interesse fu letteralmente catturato da certi fenomeni di magnetismo che in quegli anni, specie in Francia, sembravano riscuotere una enorme popolarità. In realtà, già dall’età di 19 anni, Kardec era stato affascinato dal sonnambulismo ma soltanto nel 1854, dopo aver fatto la conoscenza di un magnetizzatore di nome Fortier e dopo aver avuto una lunga conversazione con un suo amico che gli parlò con entusiasmo di tables tounantes (tavoli girevoli), poté e volle approfondire l’argomento.
Nel 1855 assistette, per la prima volta, a un esperimento di levitazione e scrittura medianica a casa della signora Plainemaison e, da allora, proseguì in un cammino che non avrebbe mai più lasciato. Dalla pratica e dai suoi studi Kardec trasse molto materiale che utilizzò per scrivere diverse opere come – per citare almeno le più importanti – Il libro degli Spiriti, Il Vangelo secondo lo Spiritismo e Il libro dei Medium. Quest’ultimo si può considerare il primo trattato autentico di Spiritismo sperimentale, in cui Kardec non solo ci offre una spiegazione di questa nuova filosofia ma dà anche indicazioni pratiche su come si debba affrontare il contatto con l’Aldilà mettendo in guardia dalle falsificazioni e dai grossolani errori. Kardec divenne un assiduo frequentatore di medium e iniziò a raccogliere in quaderni i messaggi provenienti dall’Altra Dimensione tanto che nel 1857 rappresentarono la base per la pubblicazione della sua prima opera fondamentale, Il libro degli Spiriti.
Questa, che si può a buona ragione considerare la sua opera più importante poiché era ed è alla base della dottrina spiritica, fece dell’autore il primo vero teorico dello Spiritismo. Nessun altro prima di lui era arrivato a considerare la pratica spiritica come realizzazione della pura teoria religiosa. Infatti Kardec era uomo di fede ma non ebbe mai la pretesa di fondare una nuova religione, bensì si proponeva di concretizzare le teorie del Cristianesimo attraverso il contatto con l’Aldilà e i suoi messaggi. Dice egli stesso “Lo spiritismo prova e fa vedere ciò che la religione insegna con la teoria”.
Tuttavia fu un uomo estremamente razionale e mantenne sempre una notevole lucidità. Affermò, infatti: “…Bisogna agire con circospezione e non leggermente; essere positivisti e non idealisti, per non lasciarsi andare alle illusioni”; egli cercava di comprendere le leggi naturali che reggerebbero i contatti tra la dimensione materiale e quella ultraterrena. Kardec fu fermo sostenitore della “reincarnazione”, cioè della legge per cui un’anima, per raggiungere il suo perfezionamento, debba tornare svariate volte sulla terra o in altri mondi per potersi elevare. Durante una seduta venne rivelato a Rivail che egli aveva già vissuto in Gallia, al tempo dei Druidi, e il suo nome era Allan Kardec.
Da allora il nome Rivail scomparve e fu sostituito dal secondo con il quale lo studioso firmò tutte le sue opere sull’argomento. Kardec, nel suo Libro degli Spiriti, oltre a fornire le prove materiali sullo Spiritismo, quindi sull’esistenza dello spirito e di una vita futura, spiega – o almeno tenta di farlo – il dogma della pluralità delle esistenze per il continuo progresso dello spirito verso la perfezione attraverso la pratica della Carità. L’opera riscosse un notevole successo, tanto che, appena ad un anno di distanza ne seguì una seconda edizione.
Nel 1858, la fama che seguì l’uscita della sua opera non solo incoraggiò Kardec a pubblicare anche la Rivista Spiritica ma lo spinse a fondare una Società parigina di studi spiritici le cui riunioni ebbero luogo, all’inizio, in una sala del Palais-Royal, successivamente in un salone del ristorante Douix e, infine, dal 1860, in Rue Sainte-Anne. L’attività di Kardec si intensificò e, con il passare degli anni, iniziò a portare oltre Parigi gli insegnamenti della nuova dottrina.
Nel 1860 visitò Sens, Mâcon, Lyon, Saint-Etienne e, ovunque, riscosse una calorosa accoglienza tanto che nel numero di novembre della Rivista Spiritica Kardec si felicitò della cordialità ricevuta e inoltre aggiunse: “… Ciò che è soprattutto degno di nota, è che da nessuna parte, si è visto che [dello Spiritismo] se ne facesse un divertimento; ovunque ci se ne occupa in una maniera seria e ovunque se ne comprendono le conseguenze future”. Il numero dei seguaci di Kardec divenne talmente consistente a Lyon, città molto sensibile al misticismo, che lui stesso affermò: “Se Parigi è la testa, Lyon sarà il cuore”.
Sempre nel 1860, per opera dello stesso autore esce per l’editore Ledoyen un altro libro interessante dal titolo Che cos’è lo Spiritismo, un’opera che, uscendo dai canoni tradizionali, si presenta al lettore sotto forma di intervista tra Kardec e un giornalista e attraverso un insieme di domande e risposte offre un quadro abbastanza esauriente di questa nuova filosofia religiosa alla luce delle ricerche kardechiane. È qui che Kardec spiega i motivi che lo hanno indotto a creare termini specifici che rappresentassero il tipo di ricerca nel campo dello spirito, come spiritismo e spiritico e in che cosa differenziassero dal termine spiritualismo.
“La parola Spiritualista – afferma Kardec – ha una accezione ben determinata. SPIRITUALISTA è colui o colei di cui la dottrina è opposta al materialismo. Tutte le religioni sono necessariamente fondate sullo spiritualismo. Chiunque creda che in noi ci sia qualcosa oltre la materia è spiritualista, ma ciò non implica a credere negli Spiriti e nelle loro manifestazioni. Come distinguerli da coloro che ci credono? […] Se dunque ho adottato i termini Spiritico, Spiritismo, è perché esprimono senza equivoco le idee relative agli Spiriti. Tutto ciò che è spiritico è necessariamente spiritualista, ma non è detto che tutti gli spiritualisti siano spiritisti […]”.
Con questa definizione Kardec volle spiegare la differenza sostanziale che intercorre tra i due termini ma ciò non fu sufficiente per sfatare tutti i pregiudizi che iniziarono ad aleggiare intorno allo studioso e allo Spiritismo. Alla sua morte la disciplina spiritica si suddivise in due – forse tre – grandi filoni. Il primo filone, che mantenne fermi i presupposti lasciati dal padre dello Spiritismo, vide in Leon DENIS il primo successore ed erede che continuò la strada segnata dal grande maestro scomparso nel 1869.
Il secondo, invece, che si discostò dai canoni della disciplina spiritica su cui Kardec aveva fondato lo spiritismo, cioè sull’associazione tra spiritismo e religione, continuando la ricerca nel campo indirizzandola verso la sperimentazione scientifica. Tale orientamento fu chiamato Metapsichica e portò, nel 1923, alla pubblicazione di un libro molto importante sull’argomento il cui autore fu Charles RICHET, uno scienziato che si può considerare, quindi, il padre della metapsichica o parapsicologia. Dopo la morte di Kardec, però, le sue idee furono frutto di speculazioni e persecuzioni da parte della Chiesa che le marchiò come opere da bandire. In Portogallo i suoi libri furono persino bruciati su una pubblica piazza con tanto di frate con crocifisso in mano alla stregua di un rogo medioevale! Tuttavia il suo pensiero, anche se in Europa visse terribili persecuzioni, espatriò e trovò terreno fertile in Brasile dove si sono fondati vari centri di approfondimenti spiritici, uno fra questi il S.E.I. (Serviço Espirita de Informações) e Allan Kardec viene venerato quasi alla stregua di un santo.
Secondo il mio umile parere gli scritti di Kardec sono di alta filosofia e portati, comunque, al bene e al progresso spirituale dell’Umanità. In Europa non è molto conosciuto ma sono nate delle associazioni che si prefiggono lo scopo di riportare alla diffusione nel modo giusto il pensiero di questo eminente studioso del XIX secolo e liberare finalmente il termine “Spiritismo” da oltre un secolo di incrostazioni dovute a deviazioni e insani pregiudizi che non hanno certamente aiutato la ricerca della Verità.